Il nido anche per i figli delle ragazze madri

di Annalisa Gerola

La Manifattura Tabacchi di Sacco fu la prima azienda ad aprire al suo interno un asilo per i figli delle operaie. Nella struttura erano accolti anche i bambini delle ragazze madri, mentre non potevano accedere i figli dei lavoratori, questo almeno fino agli anni ’80. Insomma, avere una “mamma” zigherana, anche se non maritata, significava godere di privilegi, negati alla prole degli uomini che lavoravano nell’opificio.

L’asilo nido, chiamato da tutti incunabolo, fu aperto nell’ottobre del 1923 e inaugurato dal Principe Umberto di Savoia il 27 aprile dell’anno successivo. La struttura era composta da una stanza con trenta culle per i bimbi più piccoli, una sala-ricreazione per i più grandicelli e una stanza per le operaie nutrici. Sullo stesso piano erano stati collocati uno spogliatoio, lavabi, bagni, una stanza per il medico e una cucina. I piccoli erano costantemente sorvegliati da personale selezionato dalla direzione; stavano al caldo, in un ambiente igienicamente impeccabile; avevano la mamma vicina ed erano vestiti, nutriti e tenuti sotto controllo medico a spese della Manifattura.  

Nel 1955 l’asilo venne spostato in un edificio staccato dal corpo di fabbrica. Nella nuova struttura, tutt’ora esistente e utilizzata, le stanze disponibili vennero in parte adibite a sale di allattamento e di custodia, in parte alle attività sociali e dopolavoristiche del personale.

Successivamente, nel 1989, l’asilo nido della Manifattura venne ceduto al Comune di Rovereto. Da allora, in quanto asilo municipale, è accessibile a tutti i bambini della Vallagarina.